Alda Merini – Poesia Il regno delle donne – Vicente Romero Redondo Artist

Il regno delle donne

Cè un regno tutto tuo
che abito la notte
e le donne che stanno lì con te
son tante, amica mia,
sono enigmi di dolore
che noi uomini non scioglieremo mai.
Come bruciano le lacrime
come sembrano infinite
nessuno vede le ferite
che portate dentro voi.
Nella pioggia di Dio
qualche volta si annega
ma si puliscono i ricordi
prima che sia troppo tardi.
Guarda il sole quando scende
ed accende d’oro e porpora il mare
lo splendore è in voi
non svanisce mai
perché sapete che può ritornare il sole.
E se passa il temporale
siete giunchi ed il vento vi piega
ancor più forti voi delle querce e poi
anche il male non può farvi del male.
Una stampella d’oro
per arrivare al cielo
le donne inseguono l’amore.
Qualche volta, amica mia,
ti sembra quasi di volare
ma gli uomini non sono angeli.
Voi piangete al loro posto
per questo vi hanno scelto
e nascondete il volto
perché il dolore splende.
Un mistero che mai
riusciremo a capire
se nella vita ci si perde
non finirà la musica.
Guarda il sole quando scende
ed accende d’oro e porpora il mare
lo splendore è in voi
non svanisce mai
perché sapete che può ritornare il sole
dopo il buio ancora il sole.
E se passa il temporale
siete prime a ritrovare la voce
sempre regine voi
luce e inferno e poi
anche il male non può farvi del male.

Alda Merini

Vicente Romero Redondo Artist

 

Anna Dato – Il tramonto dell’anima

Il tramonto terreno dell’ anima.

Toccandoti con mano vellutata
ascoltai con delicatezza
il tuo mugulio di voce…
Se solo potessi stender le mani
per risollevarti, ed estrarti 
da costei gabbia corporale
in cui il fato ti avvolse,
lo farei senza traccia di esitazione.
Non vi sarebbe alcuna paura
di macchiar me stessa
dall’alone di morte
cui il male, ti sta avvolgendo.
Ti strinsi con voce
in un caloroso e
or delicato abbraccio
nel disperato tentativo
di lasciarti parte di me..
da portare nel tuo dolce e
meritato, eterno riposo.

Copyright © AnnaDato

” Il tramonto dell’anima “

Erick Fried – Jacques Reattu

” Non sono né pietra né nuvola
né campana e neppure liuto
percosso da angelo o demone
Fin dall’inizio non sono stato che un uomo
e non voglio essere altro

Sono cresciuto come uomo
ho subìto il torto
talvolta ho fatto il torto
e talvolta il bene

Come uomo mi indigno
per l’ingiustizia e mi rallegro
per ogni barlume di speranza
Come uomo sono desto e stanco
e lavoro e ho apprensioni
e sete di comprendere
e d’essere compreso

Come uomo provo piacere per i miei amici
e provo piacere per la donna e i figli e i nipoti
e temo per loro e ho nostalgia della sicurezza
e voglio stare con gli uomini e talvolta solo
e compiango ogni notte trascorsa senza amore

Come uomo sono malato e vecchio
e morirò
e non sarò né pietra
né nuvola né campana
ma terra o cenere
ma questo non importa…”

Erick Fried
“Curriculum vitæ”

Jacques Reattu " La visione di Giacobbe " 1792
Jacques Reattu
” La vision de Giacob “
1792

Pietro Metastasio – John William Waterhouse

Ecco quel fiero istante;
Nice, mia Nice, addio.
Come vivrò, ben mio,
così lontan da te?
Io vivrò sempre in pene,
io non avrò più bene;
e tu, chi sa se mai
ti sovverrai di me!
Soffri che in traccia almeno
di mia perduta pace
venga il pensier seguace
su l’orme del tuo piè.
Sempre nel tuo cammino,
sempre m’avrai vicino;
e tu, chi sa se mai
ti sovverrai di me!
Io fra remote sponde
mesto volgendo i passi,
andrò chiedendo ai sassi,
la ninfa mia dov’è?
Dall’una all’altra aurora
te andrò chiamando ognora,
e tu, chi sa se mai
ti sovverrai di me!
Io rivedrò sovente
le amene piagge, o Nice,
dove vivea felice,
quando vivea con te.
A me saran tormento
cento memorie e cento;
e tu, chi sa se mai
ti sovverrai di me!
Ecco, dirò, quel fonte,
dove avvampò di sdegno,
ma poi di pace in pegno
la bella man mi diè.
Qui si vivea di speme;
là si languiva insieme;
e tu, chi sa se mai
ti sovverrai di me!
Quanti vedrai giungendo
al nuovo tuo soggiorno,
quanti venirti intorno
a offrirti amore e fé!
Oh Dio! chi sa fra tanti
teneri omaggi e pianti,
oh Dio! chi sa se mai
ti sovverrai di me!
Pensa qual dolce strale,
cara, mi lasci in seno:
pensa che amò Fileno
senza sperar mercé:
pensa, mia vita, a questo
barbaro addio funesto;
pensa… Ah chi sa se mai
ti sovverrai di me!

Pietro Metastasio
“La partenza”

“John William Waterhouse
” Hilas and The Ninphs “
1896

 

Gesualdo Bufalino – Philip Alexius de László

Nel guscio dei tuoi occhi
Sverna una stella dura , una gemma eterna.
Ma la tua voce è un mare che si calma
a una foce di antiche conchiglie,
dove s’infiorano mani e la palma
nel cielo si meraviglia.
Sei anche un’erba, un’arancia, una nuvola…
T’amo come un paese.

Gesualdo Bufalino da:Bufalino, Amaro miele, EInaudi.

Ritratto di Edith Hope Iselin 1930 - Artista Philip Alexius de Làszlò Hungarian (1869 - 1937) Olio su tela
Portrait of Edith Hope Iselin (1930)
Artista Philip Alexius de László
Hungarian (1869-1937)
Oil on canvas

Alejandra Pizarnik – Mirella Santana

” La notte ”
So poco della notte
ma la notte sembra sapere di me,
e in più, mi cura come se mi amasse,
mi copre la coscienza con le sue stelle.
Forse la notte è la vita e il sole la morte.
Forse la notte è niente
e le congetture sopra di lei niente
e gli esseri che la vivono niente.
Forse le parole sono l’unica cosa che esiste
nell’enorme vuoto dei secoli
che ci graffiano l’anima con i loro ricordi.
Ma la notte deve conoscere la miseria
che beve dal nostro sangue e dalle nostre idee.
Deve scaraventare odio sui nostri sguardi
sapendoli pieni di interessi, di non incontri.
Ma accade che ascolto la notte piangere nelle mie ossa.
La sua lacrima immensa delira
e grida che qualcosa se n’è andato per sempre.
Un giorno torneremo ad essere.

Alejandra Pizarnik

Photomontage
by Mirella Santana

Beatrice Niccolai – Dorina Costras

COPRIMI

Mentre dormirò, tu mi coprirai?
Se avrò quel freddo
di un inverno che nevica dentro
mentre fuori sfioriscono glicini e lillà
tu mi coprirai?
Non chiedo al tempo
ne’ alla memoria lenzuola coi merletti
mi basterà solo un maglione buttato sulle spalle
che porti quell’odore di tristezza
così tuo da farmi quasi male
e quell’odore di pelle matura
sul mio bocciolo in fiore
nascosto da una consueta timidezza
che sa quasi di mare
Se in un giorno di sole, io avrò freddo,
mentre dormirò; nel tuo respiro,
Tu mi coprirai ?

Beatrice Niccolai

Artista Dorina Costras